Care lettrici e cari affezionati lettori,

il nuovo numero doppio della rivista, si inserisce in uno scenario diverso da quello in cui inizialmente era stato pensato. Il cambiamento di scenario è ovviamente dovuto all’avvento della pandemia, che nell’ultimo anno e mezzo ha stravolto le nostre esistenze.

Nondimeno, le riflessioni contenute e scritte durante la pandemia mantengono una loro vivace attualità. Il destino di una rivista semestrale, che sovente accumula del ritardo editoriale, è d’altronde quello di essere sempre un po’ asincrona rispetto ai fatti dell’attualità, anche quando l’attualità è così perdurante.

Si tratta di capire se questa sua singolare asincronia si traduca anche in un anacronismo. Questo giudizio ultimo lo lasciamo ai nostri lettori.

Ci sembra però che molte questioni ivi affrontate vadano comunque pienamente recuperate al dibattito politico e giuridico nazionale.

Segnaliamo ad esempio la questione del diffondersi dei complottismi, che in questo numero è stata tratteggiata così sapientemente dalla dott.ssa Gaelle Curtens, e che tanta importanza sta giocando anche negli atteggiamenti mentali di chi rifiuta di prendere sul serio la vaccinazione.

Così come il delicato e spesso infruttuoso rapporto che nel nostro Paese ha la cultura umanistica con la cultura scientifica, come ci ha ricordato la senatrice e scienziata Elena Cattaneo.

Ospitiamo poi alcuni contributi che mettono in rilievo il crescere del razzismo e dell’intolleranza in Europa, come documentato dal rapporto ECRI 2020 presentato dal professor Gianfranco Macrì, e per altro verso l’importante e complessa questione della libertà religiosa rivendicata dai diversamente credenti nell’Unione europea e illustrata dagli interventi della prof.ssa Silvia Baldassarri e del prof. Francesco Margiotta Broglio.

Diverse altre sono le questioni che vengono approfondite e sulle quali torneremo a confrontarci durante la presentazione del volume e sui prossimi numeri della rivista, convinti come siamo che il tessuto democratico della società, così duramente afflitto dalla pandemia, meriti di essere soccorso e nutrito non soltanto dai vaccini e dalle lodevoli iniziative di sanità pubblica poste in essere dai governi, ma da una poderosa rifondazione semantica, culturale e politica senza la quale le ragioni della convivenza pacifica e inclusiva verranno irrimediabilmente smarrite.

Su questa sfida vorremmo che anche le comunità religiose si sentissero interpellate, nell’ottica di un contributo che fosse, da parte loro, consapevolmente critico e non infeudato in rapporti di compiacenza troppo stretti con governi illiberali come talora accade, o, al contrario, troppo autoreferenziale per prendere la parola nello spazio pubblico e costruire momenti di concordia. Se le comunità religiose falliranno questa delicata missione, il tramonto del cosiddetto paradigma post-secolare sarà definitivamente acclarato. E non sarà necessariamente una buona notizia.

Davide Romano – Direttore di Coscienza e Libertà

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