QAnon va a Washington

Con le elezioni americane del 3 novembre 2020, QAnon – teoria del complotto diffusasi globalmente in poco meno di 4 anni – ha ufficialmente fatto il suo ingresso nelle istituzioni degli Stati Uniti. Tra i banchi della Camera dei rappresentanti di Washington D.C. siederanno infatti due repubblicane seguaci di QAnon: l’imprenditrice Marjorie Taylor Greene della Georgia, e la ristoratrice e attivista per il porto d’armi Lauren Boebert del Colorado.

Si tratta delle prime “congresswomen” repubblicane convinte che Donald Trump stia conducendo una crociata segreta contro il “Deep State”, una rete globale di pedofili adoratori di Satana composta da politici democratici, finanzieri ebrei e star di Hollywood. Non solo, ma questa “élite sotterranea” addirittura rapirebbe dei bambini per ottenere dal loro sangue il cosiddetto “adrenocromo”, un ormone che li manterrebbe giovani. A controllare le sorti del mondo all’insaputa dei più sarebbero, tra gli altri, Hillary Clinton, George Soros o ancora Barack Obama. Sull’identità di “Q” le supposizioni si sprecano: egli sarebbe un anonimo funzionario dell’intelligence statunitense (da cui il nome QAnon), che con messaggi criptici postati online alimenta quella che è una mega-teoria del complotto, assai stratificata, in grado di contenere al suo interno svariate narrazioni cospirazioniste e a generarne sempre di nuove.

Nel 2019 l’Fbi l’ha classificata come potenziale minaccia terroristica interna. Infatti, in diverse occasioni, seguaci di QAnon sono passati dai discorsi di odio on- line ad azioni violente contro persone o cose. Se le narrazioni di QAnon possono sembrare fantasiose, non sono innocue: anzi, i pericoli che il movimento introduce sono reali. Con l’ingresso di due dei suoi esponenti nel Congresso, diversi osservatori vedono un rischio per la tenuta delle istituzioni democratiche statunitensi.

Durante i mesi della campagna elettorale, secondo l’analisi di Media Matters, Trump ha ritwittato o condiviso contenuti postati da seguaci di Q più di 200 volte.

Il 19 agosto 2020 per la prima volta ha parlato di QAnon in pubblico. Durante una conferenza stampa alla Casa Bianca, una giornalista ha chiesto al Presidente se fosse a conoscenza dell’esistenza di QAnon: “Non so molto del movimento – ha risposto – ma so che mi adorano, e questo l’apprezzo”. La reporter ha anche chiesto se credesse alla teoria che lo vede impegnato in una guerra contro una cricca di satanisti pedofili. “Sarebbe forse una brutta cosa? – ha ribattuto -. Se posso aiutare a salvare il mondo, sono disposto a farlo. […] E lo stiamo facendo: stiamo salvando il mondo da un’ideologia di sinistra radicale che vuole distruggere questo paese”. Per i seguaci di QAnon si è trattato del momento che aspettavano da almeno tre anni. Trump non solo non li ha disconosciuti, ma li ha chiamati “persone che amano il loro paese”, cioè “patrioti”, come si definiscono loro stessi.

Q e le profezie criptiche

La teoria del complotto nasce su canali digitali di estrema destra verso la fine del 2016 – in concomitanza con le elezioni presidenziali – e con il tempo sviluppa una retorica tutta sua, intrisa di tropi suprematisti, razzisti e antisemiti, generando una rete di blog, influencer e siti, veicolati dai social network. L’hashtag #WWG1WGA – acronimo dello slogan Where We Go One, We Go All – è diventato il marchio di riconoscimento tra seguaci, o “patrioti”.

Alcuni osservatori vedono in questo fenomeno una “delusione di massa”, altri lo definiscono come “culto politico”, e altri ancora credono di riconoscervi elementi di una “nuova religione”.

Come fa notare Leonardo Bianchi nel suo articolo “QAnon, la nuova ‘religione’ complottista dell’era Trump nata sul web, entrata nella realtà ed esplosa con la pandemia” (pubblicato il 12 settembre 2020 su valigiablu.it), la dimensione ludica dei messaggi cervellotici ed enigmatici di Q non spiega fino in fondo la diffusione di QAnon. Centrale sarebbe piuttosto la dimensione religiosa e salvifica, legata al concetto di “Grande Risveglio”, che richiama nella sua terminologia i movimenti di rinascita spirituale che nei secoli XVIII e XIX percorsero il mondo protestante.  Il  “profeta” Q garantisce che The Great Awakening si innescherà con l’eliminazione dei traditori, e non senza l’attiva partecipazione dei “patrioti”. QAnon combina il fascino per il cospirazionismo con l’aspettativa di un futuro radicalmente diverso e migliore, un futuro preordinato dall’alto. In questo senso, QAnon è diverso dalle teorie del complotto fin qui note.

Il linguaggio evangelicale è predominante all’interno del movimento e si intreccia con le correnti teologiche dello “spiritual warfare”, la guerra spirituale contro le forze del male, retorica ampiamente usata anche da Trump e dal suo vice Mike Pence.

Uno dei maggiori propagandisti di QAnon, David Hayes (conosciuto come PrayingMedic), sul suo blog ha scritto che il “Grande Risveglio” può essere interpretato sia come un “risveglio intellettuale” di un’intera società, sia come un “risveglio spirituale” di individui che si accorgono dei loro peccati e vogliono riscattarsi. Non stupisce che chi vi aderisce – combattendo una battaglia sacra tesa a sconfiggere nemici satanici – senta di appartenere a un corpo mistico. E, negli Stati Uniti, ha un capofila da seguire come un messia: Donald Trump.

Non mancano realtà ecclesiastiche dove le teorie di Q sono reinterpretate attraverso la Bibbia – e viceversa. Il ricercatore Marc-André Argentino della Concordia University di Montreal (Canada), ha seguito la Omega Kingdom Ministry con sede nell’Indiana, una “chiesa domestica” di ispirazione evangelicale, che organizza i suoi studi biblici su Zoom, che funzionano così: tre quarti d’ora sono dedicati a decifrare i messaggi di Q, confrontandoli con le Sacre Scritture; il rimanente quarto d’ora serve per pregare.

Nonostante la sconfitta di Trump alle elezioni presidenziali (fatto che naturalmente ha prodotto una serie di nuove teorie del complotto), con il Grande Risveglio ci sarà finalmente l’ingresso trionfale in una nuova “età dell’oro” capeggiata da Trump. è solo una questione di tempo. Con un messaggio corredato da una bandiera a stelle e strisce, Q si è fatto vivo con i suoi seguaci il 12 novembre con la frase:  “Nothing can stop what is coming. Nothing!” (Niente può arrestare quel che verrà). Un segnale che molti seguaci hanno messo in relazione con i ricorsi avviati da Trump per sedicenti  brogli  elettorali.  Nonostante  il  chiaro  esito  delle elezioni arrivato dopo una decina di giorni – 306 grandi elettori per Joe Biden, contro 232 per Trump – il 45° presidente degli Stati Uniti ancora si ostinava a non accettare la sconfitta.

Travis View, esperto del fenomeno cospirazionista e produttore del podacst “The QAnon Anonymous”, dice che molti seguaci di QAnon gli ricordano – per l’intensità del loro credo, non per i contenuti che veicolano – i milleriti, i seguaci del predicatore statunitense William Miller (1782-1849), che nel diciannovesimo secolo attendevano il secondo avvento di Gesù Cristo. Una profezia che non si avvera, non necessariamente porta al disfacimento del movimento che l’aspettava. Per questo, spiega View, il fenomeno “potrebbe non esaurirsi con la fine della presidenza di Trump”.

Pandemia e complotti

Con l’arrivo del coronavirus all’inizio del 2020 e dei rispettivi lockdown, la teoria del complotto si è rapidamente diffusa negli Stati Uniti, ma anche in Europa, dove sono sorti migliaia di gruppi di sostenitori. In Italia sono organizzati soprattutto attraverso Telegram, e da febbraio del 2020 sono spuntati siti come Qanon.it, diversi account su Twitter e diverse pagine su Facebook, come “QAnon Italia” e “The Q Italian Patriot”, ormai cancellati dal colosso dei social network.

L’isolamento fisico, l’incertezza e la crisi economica hanno creato le condizioni ideali per l’espansione di QAnon e di altre teorie del complotto legate all’origine del nuovo coronavirus, accelerando un processo già in corso da tempo. Di fronte a un mondo complesso, segnato da sovrabbondanza di informazioni, dominato dalla tecnica e dalla finanza, le spiegazioni dei cospirazionisti lasciano intravedere un “piano” nella filigrana del caos. Individuando un nemico invisibile e potentissimo, permettono a chi sposa quelle teorie di riappropriarsi di un ruolo, di essere parte attiva nella lotta contro le forze del male, personificate nei cinesi, in Bill Gates, o ancora in George Soros, che avrebbero lanciato il virus con l’intento di dominare il mondo.

Insieme alla pandemia si è scatenata una vera e propria “infodemia”, con una rapida e pericolosa diffusione in tutto il mondo di fake-news e narrazioni fantascientifiche a cui ha contribuito anche il movimento QAnon. La penetrazione delle teorie cospirazioniste sul Covid-19 all’interno delle narrazioni veicolate da QAnon non soltanto ha alimentato la diffusione di informazioni dannose per la salute pubblica, ma ha dato spazio alle teorie dei negazionisti, erodendo la fiducia verso la scienza e le istituzioni.

Secondo una ricerca condotta da Stef W. Kight e Sara Fischer e pubblicata sul portale di informazione Axios, nei primi mesi del 2020 le ricerche relative a QAnon su Google si sono moltiplicate per dieci; le pagine e i gruppi di QAnon su Facebook sono aumentati vertiginosamente raggiungendo milioni di follower; i tweet con hashtag legati a QAnon sono cresciuti del 190%. E tutto questo mentre era in corso una campagna elettorale tra le più feroci: quella per la presidenza degli Stati Uniti. Una frenata alla diffusione di tali contenuti è arrivata soltanto a poche settimane dal voto, dopo cioè che Facebook e Twitter avevano deciso di rimuovere migliaia di pagine e account su QAnon.

Nuovi e vecchi miti

La denigrazione del diverso è una costante delle narrazioni cospirazioniste che fanno ampio ricorso alla retorica antisemita. Il capro espiatorio contro cui si scagliano anche i cospirazionisti di QAnon sono soprattutto gli ebrei. Quella che sembra una teoria del complotto ipertecnologica, in realtà si rifà ad antichi miti antisemiti. Un esempio per tutti è la bevanda denominata “adrenocromo” che berrebbero i cabalisti del Deep State. Si tratta di un mito antisemita risalente all’XI secolo, che nel corso della storia si ripresenta ciclicamente, secondo il quale gli ebrei berrebbero il sangue dei bambini cristiani. Il politologo tedesco Michael Blume, esperto di religioni e incaricato del governo del Banden-Württemberg per la lotta all’antisemitismo, nel suo ultimo volume Verschwöhrungsmythen (Patmos, 2020), invece di parlare di “teorie del complotto”, preferisce parlare di “miti cospirazionisti”. Definire quelle narrazioni delle teorie – dice – è fuorviante, si potrebbe pensare che ci sia qualcosa di scientifico e di dimostrabile nelle elucubrazioni dei cospirazionisti. “L’individuazione del nemico nel quindicesimo e sedicesimo secolo cadeva soprattutto sugli ebrei, ma anche sulle donne, accusate di organizzare il sabba delle streghe. E oggi, nel XXI secolo, con internet ritroviamo gli stessi meccanismi – ha spiegato Blume -. Se poi a questo si aggiunge una crisi sanitaria ed economica, com’è il caso in questo momento storico, allora si verifica un’ulteriore escalation. Esiste un antico intreccio anche tra antisemitismo e malattie: nel Medioevo c’erano i cosiddetti pogrom della peste, quando intere comunità ebraiche furono annientate. Con il Covid-19, già a gennaio del 2020 c’è chi gridava al complotto degli ebrei e dei cinesi”.

Blume si dice particolarmente preoccupato per i miti cospirazionisti veicolati dal cosiddetto “antisemitismo libertario”, tra cui annovera i seguaci di QAnon. “Queste persone sono in grado di affermare che i responsabili dell’Olocausto siano stati gli stessi ebrei, come per esempio la famiglia Rothschild, e che furono loro a scatenare le due guerre mondiali con lo scopo di istituire lo Stato di Israele. è una forma di antisemitismo che copre tutto lo spettro degli orientamenti politici. Si può presentare in  salsa  borghese  e  pseudo-intellettuale,  ma  anche  in  ambienti  di  sinistra  ecologicamente orientata. Purtroppo, non posso negare che le nostre democrazie occidentali siano fortemente minacciate da questo tipo di miti di cospirazione”, ha aggiunto Blume.

Ahmed Shaheed, il “Relatore speciale” delle Nazioni Unite per la libertà religiosa, già lo scorso 17 aprile aveva lanciato l’allarme mettendo in guardia dall’impennata di miti del complotto, chiamando a una “tolleranza zero” per quanto riguarda l’antisemitismo, sia online sia offline. L’antisemitismo è un fenomeno sempre più violento e politicamente trasversale, ha affermato Shaheed, giurista originario delle Maldive. Secondo lui, “non saremo in grado di sconfiggere i discorsi di odio, se non sconfiggeremo la più perniciosa e antica forma di odio: quella dell’antisemitismo”.

Per Blume è importante sostituire i cattivi miti con miti migliori. Le raffigurazioni tossiche sugli ebrei, che comunque abbiamo introiettato, vanno scardinate dal nostro immaginario, e qui le scuole possono fare molto a cominciare dai loro programmi didattici. “Le immagini degli ebrei che vengono proposte, spesso mettono l’accento sulla con- dizione di vittima, espressione di una pedagogia della commiserazione – dice Blume – Ma la commiserazione non è rispetto. Posso commiserare gli ebrei, ma non per questo li considero parte della società, o come validi interlocutori. In vista dei 1700 anni di presenza ebraica in Germania che celebreremo nel 2021 stiamo lavorando proprio in questa direzione: cambiare queste immagini” (17 novembre 2020).

Gaelle Courtens – Giornalista della Radiotelevisione Svizzera Italiana.

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