[su_spoiler title=”DI DORA BOGNANDI” style=”fancy”]Dora Bognandi è direttore aggiunto del dipartimento Affari pubblici e Liberta’ religiosa per l’Unione italiana delle chiese avventiste, e presidente della Federazione delle donne evangeliche in Italia.[/su_spoiler]

Che cosa è libertà religiosa?

Nella storia dei popoli, il fattore religione costituisce un elemento fondamentale. Le credenze religiose hanno influenzato in maniera importante, e talvolta anche determinante, lo sviluppo di popoli, la cultura, le leggi; ma hanno anche promosso guerre, intolleranze, discriminazione. Poiché questo è un argomento che non riguarda soltanto le persone di fede, ma anche tutti coloro che ritengono di non dover credere a un Dio, ed è il punto di partenza delle libertà civili e politiche, è veramente importante comprendere che cosa sia libertà religiosa, perché vi sono aree importantissime da essa interessate: il pensiero, la coscienza, la credenza, la religione e la sua manifestazione, l’informazione, il diritto di associazione e di riunione, la proprietà, la tutela dell’individuo.

La libertà religiosa comporta la libertà psicologica dell’individuo di scegliere liberamente un’idea filosofica o religiosa; la libertà morale di agire secondo gli imperativi della propria coscienza, indipendentemente da ogni pressione esterna; la libertà spirituale che deriva dall’esperienza religiosa e che è al di fuori di ogni costrizione umana.

La libertà religiosa è un principio estremamente complesso in quanto ha implicazioni nel campo della teologia, della filosofia, della sociologia, della storia, della giurisprudenza. Arrivare a definire questo concetto e affermarlo come diritto fondamentale dell’individuo nelle Costituzioni e nelle Convenzioni internazionali è frutto di un lungo e doloroso sforzo. A questo ha contribuito in maniera fondamentale l’impegno dei sostenitori del pensiero laico che, proprio in quanto non credenti in una determinata fede religiosa, hanno potuto battersi per il rispetto e la pari dignità di ogni credo. Ma un importante contributo alla formazione del concetto di libertà religiosa lo ha dato anche la Riforma protestante, la quale perseguiva due scopi essenziali:

  1. distinguere il potere temporale da quello spirituale;
  2. riconoscere all’individuo tutta la sua dignità.

Il protestante Alessandro Vinet, nel XIX secolo, così definiva la libertà religiosa: “E’ il diritto che abbiamo di stabilire rapporti con la divinità nel modo che ci sembra più idoneo. E’ il diritto di non avere alcun giudice in questa relazione intellettuale e morale al di fuori della nostra coscienza. E’ il diritto di scegliere fra il credere e il non credere, fra adorare e non adorare…. La libertà di coscienza non è soltanto la facoltà di decidere fra una religione e un’altra, è anche essenzialmente il diritto di non adottarne nessuna e di rimanere estranei a tutte le forme e a tutte le istituzioni che il sentimento religioso ha potuto creare nella società” (Mémoire en faveur de la liberté des cultes, Losanna 1944).

Non è stato facile introdurre e mantenere questo concetto di libertà religiosa neppure tra i protestanti che hanno lottato per ottenerla ma, una volta divenuti nelle loro zone chiese di maggioranza, tendevano a negare o a restringere l’originario principio di libertà. Non era facile per loro assimilare il concetto di tolleranza, anche perché è insito nella religione l’idea di assoluto. I sostenitori di una “verità” difficilmente accettano la predicazione di una “verità” diversa dalla loro.

Con fatica, anche, è andato maturando un concetto di vera libertà. I culti diversi da quello di maggioranza erano prima tollerati, poi ammessi, e solo da mezzo secolo liberi. Pur tuttavia, è stato importante ogni sforzo per arrivare a una definizione e a una legislazione sulla libertà religiosa, in quanto si tratta di un tema che riguarda tutti e che ci accompagna per tutta la vita. Infatti, la nostra concezione religiosa interferisce in materia di aborto, battesimo, cresima, educazione, servizio militare, giuramento, scelte alimentari, scelta della fede religiosa da seguire, matrimonio, divorzio, lavoro, giorno di riposo, funerali, ecc.

Gli elementi essenziali che costituiscono la libertà religiosa sono:

  • per l’individuo, il diritto di scegliere, cambiare, manifestare la propria religione o convinzione;
  • per lo Stato, non imporre atti religiosi a chi non li condivide, evitare la discriminazione, mantenere l’uguaglianza fra i diversi gruppi religiosi, vegliare sul rispetto delle leggi che garantiscono i diritti dei cittadini.

Ma il concetto di libertà religiosa presuppone anche che ci si debbano assumere dei doveri:

  • per l’individuo, diffondere la propria fede senza imporla a nessuno, cooperare con le istituzioni per creare e mantenere uno spirito di tolleranza e rispetto, intervenire in casi di violazioni, non istigare all’odio, ecc.
  • per lo Stato, far rispettare le leggi e promuoverne altre nuove che affinino il concetto di libertà religiosa, ostacolare ogni tentativo di limitare la libertà, promuovere iniziative che favoriscano la conoscenza reciproca e il dialogo fra le diverse realtà.

Contesto storico in cui è sorta l’Associazione internazionale per la difesa della libertà religiosa

Anche la Chiesa avventista, come tutte le altre confessioni di minoranza, si è confrontata fin dal suo sorgere con il problema della libertà religiosa. Per dare maggiore efficacia e organicità all’impegno, nel 1946 ha organizzato in Svizzera un organismo aconfessionale, l’Association internationale pour la défense de la liberté religieuse (Aidlr), diretto dal dott. Jean Nussbaum. Il periodo era tra i più favorevoli, e non solo in Europa. La seconda guerra mondiale era da poco terminata, gli orrori dell’Olocausto venivano alla ribalta e da molte parti si cercava di approvare provvedimenti legislativi che potessero fornire un deterrente a ogni forma di intolleranza.

Nel 1946, la costituzione della Repubblica di Francia, nel suo preambolo, affermava: “… il popolo francese proclama ancora una volta che ogni essere umano, senza distinzione di razza, religione, convinzione, possiede dei diritti inalienabili e sacri. Esso afferma ancora solennemente i diritti e le libertà dell’uomo e del cittadino consacrati dalla Dichiarazione dei diritti del 1789…”.

Il 22 dicembre 1947, l’Assemblea Costituente della Repubblica italiana approvò la sua Costituzione dove i legislatori affermavano in più articoli il diritto alla libertà religiosa. In particolare, l’art. 19 dice: “Tutti hanno diritto di professare liberamente la propria fede religiosa in qualsiasi forma, individuale o associata, di farne propaganda e di esercitarne in privato o in pubblico il culto, purché non si tratti di riti contrari al buon costume”.

Alle Nazioni Unite si lavorava alla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, approvata poi il 10 dicembre 1948 dall’Assemblea. Il suo articolo 18 afferma: “Ogni individuo ha diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione; tale diritto include la libertà di cambiare di religione o di credo, e la libertà di manifestare, isolatamente o in comune, e sia in pubblico che in privato, la propria religione o il proprio credo nell’insegnamento, nelle pratiche, nel culto e nell’osservanza dei riti”.

Anche a livello europeo si lavorava su questo fronte, tanto è vero che il 4 novembre 1950 a Roma, a palazzo Barberini, veniva firmata, da parte dei membri del Consiglio d’Europa, la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali che si rifà espressamente alla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo delle Nazioni Unite.

Che cosa è l’Aidlr

L’Associazione, che attualmente ha sede a Berna, è presente e ben organizzata in diversi paesi europei come Austria, Belgio, Francia, Germania, Italia, Portogallo, Romania, Spagna, Svizzera, ecc. Essa è riconosciuta presso i più importanti organismi internazionali. Nel maggio 1978, l’Associazione fu riconosciuta con statuto consultivo presso il Consiglio economico e sociale delle Nazioni Unite e, il 15 settembre 1987, è stata nominata ufficialmente dall’Onu Messaggera di Pace. Il Consiglio d’Europa l’ha iscritta nel suo registro delle organizzazioni internazionali non governative con statuto consultivo a partire dal 30 gennaio 1985, dietro raccomandazione esplicita dell’allora Segretario Generale al Consiglio dei Ministri e all’Assemblea parlamentare. I rapporti dell’Aidlr con il Consiglio d’Europa sono regolati sulla base delle disposizioni contenute nei paragrafi 3,4,5 della Risoluzione (72) 35. Nel 1986 anche l’Unesco inseriva l’Aidlr nella categoria delle relazioni di informazione reciproca.

L’Associazione ha un comitato d’onore che annovera fra i suoi presidenti uomini e donne riconosciuti a livello mondiale: Eleanor Roosevelt (dal 1946 al 1962), Albert Schweitzer (dal 1962 al 1965), Paul Henri Spaak (dal 1966 al 1972), René Cassin (dal 1972 al 1976), Edgard Faure (dal 1976 al 1988) e Léopold Sedar Senghor (dal 1989 al 2001).

I segretari generali dell’Associazione sono stati: Jean Nussbaum (dal 1946 al 1966), Pierre Lanarès (dal 1966 al 1983), Gianfranco Rossi (dal 1983 al 1995) e Maurice Verfaillie (dal 1995).

Per la sezione italiana, Gianfranco Rossi è stato Segretario nazionale dal 1973 al 1981, Ignazio Barbuscia dal 1982 al 1995, Daniele Benini dal 1995 al 1999, Dora Bognandi dal 1999. In Italia questo organismo sta ora cambiando fisionomia per avere una maggiore funzionalità, infatti diventa Fondazione internazionale per la difesa della libertà religiosa (Fidlr).

Organo dell’Associazione è la rivista Coscienza e Libertà che viene pubblicata in diverse lingue: francese, inglese, tedesco, italiano, spagnolo, portoghese, serbo e croato. La rivista riscuote da varie parti del mondo consensi e apprezzamenti, come la riproduzione su microfilm per l’università di Harvard o l’utilizzo della stessa per esami universitari.

Attività

I massimi esponenti dell’Aidlr sono impegnati a seguire le sessioni dell’Onu e del Consiglio d’Europa che riguardano i temi dei diritti umani; a collaborare con la Commissione dei diritti dell’uomo presso le Nazioni Unite; a coltivare i rapporti con le altre ong; a collaborare con esperti del settore a livello internazionale; a promuovere e a organizzare incontri a livello mondiale, internazionale e regionale; a incontrare personalità di stato e di governo; a effettuare ricerche e seminari presso le università; a partecipare a convegni internazionali; ad avere contatti con i media; a raccogliere informazioni utili a livello nazionale per poi contribuire all’elaborazione di un sondaggio annuale sulla libertà religiosa nel mondo, presentato all’Onu dall’Irla (International Religious Liberty Association), sua partner negli Usa; e in tante altre attività.

Da quando è stata nominata ong presso gli organismi internazionali più importanti, non ha smesso di dare il suo contributo nelle sedi istituzionali. Di particolare rilievo è stato il contributo in occasione della messa a punto della Dichiarazione sull’eliminazione di tutte le forme di intolleranza e di discriminazione fondate sulla religione o la convinzione del 1981.

I responsabili hanno percorso il mondo visitando le più svariate realtà per contattare studiosi, rendersi conto dello stato della libertà religiosa e diffonderne le notizie. È così che è stato possibile presentare dossier, con i contributi di importanti studiosi su aree geografiche come Africa, Asia, America Latina, Stati Uniti, Europa dell’Est e dell’Ovest, Australia, ecc.

Le Nazioni Unite hanno particolarmente apprezzato, anche per iscritto a più riprese, l’apporto dell’Aidlr sia per il contributo fornito nella pubblicazione a livello internazionale delle Risoluzioni adottate, sia per la collaborazione con la Commissione dei diritti dell’uomo.

Il 28 aprile 1998 il re di Spagna, Juan Carlos I, ha attribuito la Croce d’onore dell’Ordine nazionale del merito civile spagnolo a Maurice Verfaillie, attuale segretario generale dell’Aidlr.

Un’intensa attività dell’Associazione è stata svolta nell’organizzare, in collaborazione con la sua partner d’oltre oceano, l’International Religious Liberty Association (Irla), convegni a livello mondiale, continentale e regionale. Tali incontri sono stati seguiti con molto interesse dalle massime autorità tra cui i Capi di Stato dei Paesi che li ospitavano.

I congressi mondiali si sono svolti a Amsterdam (1977), Roma (1984), Londra (1989), Rio de Janeiro (1997), Manila (2002).

Fra gli incontri regionali segnaliamo quelli svolti a Nairobi (1991) per i paesi africani; a Tirana (1992) poco dopo la liberazione dal regime dittatoriale di Enver Hoxha; nelle isole Fiji per i paesi del sud Pacifico (1993); a Malta per i paesi del bacino Mediterraneo (1994).

Di particolare rilievo il Colloquio internazionale “Diritti dell’uomo e libertà di religione: pratiche nell’Europa occidentale”, organizzato a Parigi dall’Aidlr in collaborazione con l’Unesco, dal 27 al 30 gennaio 2002. Durante gli incontri è stato possibile comparare le pratiche adottate dagli Stati europei su alcuni punti sensibili a causa delle trasformazioni del fenomeno religioso, in modo particolare sulle questioni relative alle minoranze religiose e ai nuovi movimenti religiosi. Il dialogo è stato affrontato dal punto di vista giuridico, sociologico, storico e amministrativo.

Contesto attuale e Aidlr

La situazione attuale, per quanto attiene la libertà religiosa, in Italia e nel resto d’Europa è molto migliorata rispetto al periodo in cui l’Aidlr è sorta. Le leggi nazionali e internazionali, la maggiore coscienza dei diritti umani da parte della popolazione, il confrontarsi continuo con altre idee e mentalità hanno contribuito ad allargare gli orizzonti. Pur tuttavia, non si è raggiunto ancora l’ideale e forse si rischia un’involuzione in senso negativo. Quotidianamente in Europa assistiamo a grossolane e sfrontate violazioni dei diritti umani così solennemente sanciti dalle normative vigenti. In Italia, ad esempio, la macchina della giustizia preposta a sanzionare le violazioni è troppo lenta e, a causa di ciò, essa ha subito diverse condanne da parte della Corte europea. Meglio sicuramente non si sta in altri Paesi europei. Oltre alla Grecia, condannata a più riprese dalla Corte europea per violazioni alla libertà religiosa e per aver incluso l’appartenenza religiosa sui documenti di identità, anche in altri posti come Francia, Austria e Belgio la situazione desta qualche preoccupazione a causa dei timori per l’espandersi delle cosiddette “sette”.

L’immigrazione, poi, ha risvegliato ancestrali paure e messo in allarme i governi e le chiese maggioritarie che temono un’invasione di elementi estranei alla cultura europea dando l’input a spinte xenofobe ingiustificate.

E sempre più ci troviamo di fronte a forme di intolleranza che, alla fine, portano a criminalizzare tutte le minoranze e a boicottare, per paura, ogni persona che sia mossa da convincimenti di ordine idealistico, salutistico, salvifico, umanitario, religioso e morale.

Con l’elaborazione della Carta sui diritti europea si è fatto un passo in avanti nella ricerca di una identità, si è capito che non è possibile fare l’Europa solo sulla base di interessi economici, ma sulla base di un consenso politico e di una corretta concezione del diritto. Non è possibile negare la realtà che vede un tessuto sociale sempre più multietnico, come non è possibile negare il diritto che hanno le persone di esprimere liberamente la loro fede religiosa. Bisogna resistere alla tentazione di imporre la legge del più forte nella speranza di tenere tutto sotto controllo. Non è storicamente accettabile raggiungere una pace prodotta e protetta dalle armi come facevano gli antichi romani, i quali ‘hanno fatto il deserto e l’hanno chiamato pace’, come aveva scritto con celebre frase Tacito (ubi solitudinem faciunt, pacem appellant) (Vita di Agricola, 30). La vera pace in Europa sarà raggiunta solo con il contributo positivo che ogni componente porterà nel rispetto degli altri. Non la si può raggiungere con l’omologazione, rischio purtroppo esistente e pericoloso, perché in tal modo si perde la cultura e le potenzialità di componenti importanti della società, perdendo in definitiva le radici stesse dei singoli popoli europei.

Conclusione

Da diversi segnali sembra che l’attenzione dei paesi occidentali si sposti sempre più dal diritto al profitto, correndo il rischio di mettere in sordina le ideologie e le idee. Ma un popolo non può vivere senza ideali elevati. I giovani hanno bisogno di ideali a cui ispirarsi, gli adulti non possono prescindere dai valori che hanno permesso crescita e sviluppo, valori di fratellanza, solidarietà, perdono, giustizia, rispetto del diritto di tutti. Essi sono patrimonio dell’uomo e bisogna lottare perché lo siano sempre di più. La vera costruzione di un’Europa unita non può prescindere da questo, se vuole avere un futuro. È necessario quindi che si chiamino a raccolta le forze positive di ogni singola componente per costruire qualcosa di buono. E cioè una nuova Europa in cui ci sia spazio per il rispetto di ogni tradizione, di ogni religione, in cui si possano liberamente tutelare la propria cultura e le proprie radici, in cui ogni individuo abbia pari dignità a prescindere dalla razza, dalla fede, dalla lingua. In un momento così delicato è importante impegnarsi, forse anche con sacrificio, per il bene comune. Tutto questo, senza però nascondersi le problematiche che si sviluppano a causa del cambiamento in corso nella società. Di fronte a nuovi schemi bisogna affrontare la realtà senza lasciarsi orientare dalla paura di ciò che potrebbe accadere, ma bisogna esaminare ogni cosa, cercando di prevenire i problemi e mettendo insieme le forze migliori per poter costruire un futuro più stabile. La presenza di più culture, anziché essere considerata un handicap, dovrebbe essere vista da tutti come un’occasione per sommare assieme le civiltà più alte dei popoli che vivono in Europa.

La lotta per la libertà religiosa riguarda tutti, sia coloro che vedono la propria limitata, sia coloro che godono di riconoscimenti e privilegi. La mancanza di libertà in materia di religione può implicare conseguenze gravissime nella stabilità di una nazione e nella pace internazionale.

Siccome la libertà religiosa non è un bene acquisito una volta per tutte, bisogna lavorare non solo per il tempo presente, ma anche per quello futuro. È necessario quindi operare almeno in tre direzioni:

Educare, cioè far conoscere lo stato delle cose, i pericoli che si corrono, il bisogno di non sacrificare la dignità individuale all’interesse comunitario. Nelle scuole si educhino i ragazzi al rispetto delle altre fedi tramite una conoscenza senza pregiudizi di esse. I media riportino obiettivamente le notizie, senza alimentare l’odio e il pregiudizio, anzi promuovendo la cultura di tutti i popoli.

Intervenire: collaborare per dare maggior efficacia alle idee e per esercitare un’influenza positiva sull’opinione pubblica.

Sanzionare, cioè legiferare nella maniera più equa possibile e vegliare al rispetto di esse. Lo stato deve servire l’uomo e non asservirlo, se lavora in questa direzione, allora ci potranno essere maggiori possibilità per un vivere comune nella pace, nella comprensione reciproca e nello sviluppo positivo della società.

Info sull'autore

aidlr

1 commento

  • Ciao, questo è un commento.
    Per cancellare un commento effettua la login e visualizza i commenti agli articoli. Lì troverai le opzioni per modificarli o cancellarli.