Nicola Colaianni, “La lotta per la laicità. Stato e Chiesa nell’età dei diritti”, Cacucci editore, Bari ,2017, pp. 322, Euro 20,00.

Il libro del prof. Nicola Colaianni è davvero un testo di lotta e di dottrina – come si suol dire – che tratta della lacità sia sotto il profilo squisitamente teoretico, nella prima parte del volume, sia sotto il profilo della sua applicazione a temi concreti di etica pubblica o di diritto privato, nella seconda parte, con riferimenti puntuali a questioni quali ad esempio: l’esposizione del crocifisso nelle aule scolastiche, o l’insegnamento religioso nelle scuole, piuttosto che le unioni civili o la spinosa questione del diritto di satira come espressione della libera, ma responsabile, manifestazione del pensiero, e via discorrendo.

Con la perspicua e forbita analisi che contraddistingue i suoi testi, al netto di inevitabili passaggi più tecnici che richiederanno ai non introdotti nelle discipline giuridiche un supplemento di attenzione, il prof. Colaianni illustra innanzitutto le ragioni per cui oggi più che mai alla laicità non si può e non si deve rinunciare. Essa è interesse non solo delle istituzioni pubbliche, che hanno l’onere di salvaguardarla e promuoverla, specie attraverso la loro ordinaria   legislazione, ma anche delle chiese e istituzioni religiose, che da essa – se rettamente intesa – sono tutelate e garantite.

Ma la laicità, come lo stesso etimo della parola in verità suggerirebbe, è in realtà affare di tutti i cittadini, poiché essa costituisce il più pronunciato e compiuto profilo dei regimi costituzionali liberali. La laicità, insiste il prof. Colaianni, è lotta per i diritti di tutti i cittadini, nessuno escluso, e premessa per lo sviluppo di una nuova età dei diritti. Il metodo laico fa cadere del continuo – nel segno dell’art. 3 della Costituzione – pregiudiziali assiologiche e approcci ideologici estranei ai principi costituzionali rappresentativi dell’intero corpo dei consociati.

Il libro si articola in una serie di saggi sulle diverse declinazioni giuridiche, ma al tempo stesso in certa misura, filosofiche, politiche, culturali, e teologiche – proprio così – del tema della laicità e dei diritti, con un ductus sempre molto riconoscibile. La laicità tutela la libertà di coscienza del singolo individuo-cittadino contro un’eventuale e sempre possibile invasione di campo degli antichi ordini in-finiti e sovrani, come lo Stato e la chiesa, e per altro verso orientata altrove come deve essere dai principi costituzionali, impedisce una deriva verso la provincializzazione e la conseguente estenuazione dei diritti universali che va sempre più manifestandosi nelle società a multiculturalismo muscolare, per così dire.

Il pluralismo religioso e culturale che con sempre maggiore incisività connota le nostre società occidentali, suscitando talora non pochi turbamenti, non va guardato con sospetto: esso è sempre stato all’origine dello sviluppo delle società progredite. La nostra stessa carta costituzionale, ricorda effettivamente il prof. Colaianni, si compie portando a sintesi matrici culturali e politiche distinte e talvolta sensibilmente diverse. Nel solco di questo pluralismo originario dunque occorre approntare strutture laiche di mediazione che agevolino il progresso armonico, dialettico, del nuovo pluralismo sociale, nel segno della libertà individuale, della dignità di ogni singola persona, e della solidarietà reciproca. Questo è oggi, ancora una volta, il primo compito politico che ogni cittadino per parte sua e ogni singola istituzione devono convintamente perseguire.

Il saggio si conclude con un intenso e appassionato confronto fra etica civile laica, fondata e delineata sul perimetro della Costituzione, ed etica evangelica, scaturente dall’ascolto delle Scritture cristiane. Le due etiche hanno ovviamente orizzonti diversi e promanano da autorità diverse. Cionondimeno il prof. Colaianni individua con una lettura competente anche di alcuni passi dei Vangeli, i molteplici terreni di comunione e di reciproco intreccio che consentono un proficuo vicendevole scambio, e permettono anche – sia detto come nostra postilla – di superare quella stramba e diffusa rappresentazione del laico, come necessariamente non credente, e del credente come necessariamente integrista, che sovente e sbrigativamente insiste sui nostri media nazionali.

 

 

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