Intervista di Davide Romano, direttore della rivista Coscienza e Libertà, al prof. Pasquale Annicchino, Research Fellow presso il Robert Schuman Centre for Advanced Studies dell’European Univesity institute di Fiesole.
«Se si guarda alla storia dello sviluppo politico e costituzionale degli Stati Uniti d’America è impossibile non rilevare la pervasiva presenza del fattore religioso. I gruppi e le organizzazioni religiose hanno infatti esercitato un’influenza politica rilevante fin dagli albori dell’esperimento costituzionale statunitense. […] Come ha ultimamente testimoniato il rapporto del 2012 del Pew Research Center’s Forum on Religion & Public Life, il numero di organizzazioni impegnate in attività di lobbying religiosa a Washington D.C. è quintuplicato negli ultimi quattro decenni giungendo a circa 200».
Davide Romano: Professor Annicchino cosa si intende per lobbying religioso?
Pasquale Annicchino: Naturalmente è possibile offrire più di una definizione. Direi che si tratta di tutte quelle attività di rappresentazione delle istanze religiosamente motivate che i portatori di interessi religiosi organizzano al fine di perseguire i loro scopi. Concretamente le iniziative di lobbying portate avanti dai vari gruppi religiosi si adattano ai contesti giuridici e politici nei quali si realizzano. Da questo punto di vista il contesto statunitense, come ha confermato qualche anno fa anche un report del Pew Research Center on Religion & Public Life (Lobbying for the Faithful, 2012), si conferma come quello più influente. Questo sia per ciò che concerne le dinamiche interne, ma anche per quelle internazionali.
D.R.: Non è paradossale che proprio negli USA, ove da sempre si è affermato un principio di netta separazione tra Stato e Chiesa, si sia così intensificata l’azione di influenza delle organizzazioni religiose verso le istituzioni pubbliche al fine di orientare gli stessi processi di decision-making?
P.A.: Quella della netta separazione tra Stato e Chiesa negli Stati Uniti è una grande narrazione storica e giuridica che ha avuto anche una notevole influenza. C’è un solo problema: non corrisponde alla realtà. Anche gli Stati Uniti hanno conosciuto, e tutt’ora conoscono, forti interazioni tra potere politico e religione. Certo, oggi con l’avanzare della secolarizzazione questo dato è meno evidente. Direi che l’influenza dei movimenti religiosi è una costante in tutta lo sviluppo delle istituzioni e dell’ordinamento giuridico degli Stati Uniti.
D.R.: Su quali temi si concentra maggiormente il lobbysmo religioso?
P.A.: E’ possibile distinguere tra attività di lobbying e advocacy che attengono alla politica interna e quelle che invece attengono alla politica estera, ed in generale alla dimensione dell’azione internazionale dei gruppi religiosi. Nel primo caso le tematiche che più spesso sono oggetto dell’interesse delle organizzazioni religiose riguardano i rapporti Stato – Chiese, la difesa dei diritti civili e della libertà per le minoranze religiose, le questioni relative alla bioetica come l’aborto o infine quelle relative al matrimonio. Per ciò che concerne invece la dimensione internazionale, l’azione delle organizzazioni religiose si è focalizzata sulla promozione dei diritti umani, la riduzione del debito per alcuni Paesi in via di sviluppo ed altre tematiche relative alle transizioni costituzionali.
D.R.: Come si sviluppa il lobbysmo religioso sulle istituzioni dell’Unione Europea? E quali sono le regole che lo disciplinano?
P.A.: A Bruxelles esiste un network abbastanza sviluppato di istituzioni ed associazioni religiose che interagiscono con le istituzioni dell’Unione. Questo dialogo si sviluppa sia mediante le procedure formalizzate dai trattati, sia mediante rapporti informali che intercorrono fra gli stessi gruppi religiosi e fra questi ed i rappresentati delle istituzioni dell’Unione. Esistono delle norme sul lobbying che però non garantiscono un’efficace trasparenza. Infatti proprio in questi mesi la Commissione europea ha lanciato una consultazione pubblica con l’obiettivo di rivedere la regolazione di tale settore.
D.R.: Il lobbysmo religioso può compromettere, a suo giudizio, l’interesse generale e nuocere alla laicità delle istituzioni pubbliche?
P.A.: Le attività di lobbying nel settore religioso, come in tutti gli altri settori, se non opportunamente regolate mediante norme ispirate a criteri di trasparenza possono sicuramente sfociare in attività border line che a volte possono addirittura risultare illegali. Non mi sorprende però che i gruppi religiosi facciano pressioni sulle istituzioni pubbliche per tutelare i loro interessi o le loro prerogative oppure per supportare campagne politiche nelle quali si riconoscono. Non vedo nulla di patologico in questo. A mio modo di vedere si tratta invece di un aspetto fisiologico in una democrazia plurale e pluralista. Ovviamente non è sempre semplice bilanciare diritti ed interessi in gioco.